E’ passato ormai più di un anno dall’inizio del conflitto russo-ucraino, da quel fatidico 24 febbraio 2022 che vide Putin ordinare l’inizio della “operazione speciale” nel territorio nemico. Un atto oggettivamente non giustificabile, finanche repellente, ma facilmente spiegabile e comprensibile, se non si tiene conto soltanto di ciò che è avvenuto in questi dodici mesi.
Premesse: dissoluzione di Urss e Patto di Varsavia.
Come spesso accade nella Storia, per comprendere il presente bisogna andare indietro nel tempo ed in questo caso bisogna fare un salto di decenni. Nel lontano 1989, dopo il crollo del muro di Berlino, al summit di Malta il segretario di stato USA James Baker assicura ai russi che la Nato non si sarebbe estesa “neppure di un centimetro a Est”, promessa che nel corso del tempo sarà clamorosamente disattesa più e più volte. Nel 1991 si scioglie il Patto di Varsavia, mentre altrettanto non fanno i Paesi occidentali con la Nato (in funzione anti-russa), che pure era stata fondata come alleanza con caratteristiche solo difensive, e già questo è abbastanza eloquente, ma stavolta la promessa di non “allargarsi” a Est viene riaffermata da più dichiarazioni ufficiali dei ministeri degli Esteri di Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania nel corso di un incontro tenutosi a Bonn e anche solennemente sancita per iscritto: “Abbiamo ufficialmente promesso all’Unione Sovietica, nei colloqui “2 più 4” come in altri bilaterali fra Washington e Mosca, che (…) la Nato non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente”. Parole clamorosamente sconfessate nel 1999, quando si iniziano a violare i patti e si “accettano” nell’Alleanza Atlantica, dopo averle “invitate” ad entrarvi, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, mentre Mosca protesta inutilmente e tutto il resto del mondo, come accadrà anche in seguito, starà a guardare. Per non tirarla troppo per le lunghe, gli anni successivi saranno tutti caratterizzati da continui “inglobamenti” di nazioni intere nella Nato e da creazione di “scudi spaziali”, sistemi antimissile e radar sui loro territori (su questi territori , sui territori di queste ultime), ovviamente non con intenzioni amichevoli: quello che perfino il Papa ha definito il 3 maggio dello scorso anno “l’abbaiare della Nato alle porte di Mosca”.
“EuroMaidan”
Arriviamo così agli eventi più recenti, quelli che più hanno determinato l’attuale situazione in Ucraina: nell’inverno del 2013 scoppiò la famosa protesta di piazza Maidan, causata principalmente da una grave crisi economica che attanagliava tutto il Paese. Dapprima i manifestanti erano composti in maggioranza da gente di mezza età e da studenti, che esternavano il loro malcontento in modo non violento, ma ben presto le redini della rivolta furono prese da “Pravyi Sektor” (una formazione neofascista ispirata dagli ideali di Stepan Bandera), che fece prevalere sempre di più nel movimento un’ondata di antisemitismo e soprattutto di russofobia; col passare del tempo infatti le azioni portate avanti divennero sempre più di carattere reazionario ed antirusso, basti pensare ad esempio ai numerosi abbattimenti di statue di Lenin, che ben poco avevano a che fare con gli ideali iniziali della protesta. Alcuni gruppi di sinistra cercarono comunque di riottenere il proprio ruolo nel movimento, ma i loro tentativi furono frustrati dai gruppi neofascisti, molto spesso anche con interventi intimidatori e violenti, tra i quali il pestaggio di alcuni studenti e l’abbattimento di una tenda di un sindacato. Ma dietro tutto ciò, come spesso storicamente è accaduto, successivamente si scoprì esserci la regia occulta degli USA, che sostenne e finanziò in tutti i modi il movimento dell’EuroMaidan. Gli Stati Uniti infatti avevano tutto da guadagnarci da una situazione del genere, poiché uno dei loro principali obiettivi era la deposizione del presidente Janukovyc, molto vicino alla Russia e quindi di conseguenza molto lontano dai loro interessi; target che raggiunsero il 22 febbraio del 2014, giorno in cui l’allora presidente fu incostituzionalmente rimosso dall’incarico. Questa data segnò un evento fondamentale perché, se fino a quel momento la parte filoccidentale e la parte filorussa del paese avevano convissuto bene o male senza prevalere l’una sull’altra, con la deposizione di Janukovyc la prima impose di fatto il suo dominio sulla seconda. La realtà storica, dunque, al netto della cancellazione che la propaganda bellicista fa di eventi importantissimi e precedenti il 24 febbraio 2022 per riportare tutto al “mantra” Putin invasore-Ucraina invasa, ha la testa dura e ci obbliga a prendere atto delle radici profonde e datate di un conflitto doloroso e quasi fratricida nel cuore della nostra Europa, non facile da spiegare con poche battute, complesso nelle cause e nelle modalità, impossibile da liquidare con faciloneria. Purtroppo però quasi tutta la comunicazione su questa guerra è viziata a tal punto dalla partigianeria da arrivare all’assurdo rappresentato ad esempio da quanto accaduto su Wikipedia, laddove fino a poco dopo la data “fatidica” dell’invasione si poteva leggere quanto di atroce accaduto a Odessa nella Casa dei sindacati il 2 maggio del 2014, cioè la strage di russofoni e russofili compiuta da bande di neonazisti arrivati finanche a bruciare vive le persone intrappolate nell’edificio, e successivamente non si trovava più nulla di simile, ma la resa dell’avvenimento era stata sostituita con termini generici quali “incendio” e stravolta la cruda realtà dei fatti.
Il Donbass.
Per quanto riguarda la guerra civile nel Donbass, laddove la popolazione russofona veniva fatta oggetto di ogni sorta di attacchi mirati e continue uccisioni da parte di cecchini che colpivano i civili appena. per sopravvivere, erano costretti a lasciare temporaneamente le cantine e i rifugi di fortuna, spesso sotterranei, dove vivevano come topi, era cominciata nel 2014, ma nel nostro Occidente democratico non se ne parlava quasi mai, se non come informazione di nicchia, potremmo dire, e tuttora il conflitto russo-ucraino per moltissimi italiani è cominciato il 24 /02/2022, ma così non è.

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