Il naufragio di Crotone
Un’ennesima tragedia dell’immigrazione “clandestina” si è verificata domenica scorsa, 26 febbraio, nei pressi di Crotone, in Calabria; i numeri parlano purtroppo chiaro: 67 morti e decine di dispersi, che fanno del Mediterraneo una tomba a cielo aperto. Il governo di destra in carica si è rivelato fallimentare rispetto alle promesse elettorali di contrasto al fenomeno, poiché i dati ne attestano in maniera incontrovertibile l’aumento, basti pensare che il solo mese di gennaio ha visto quasi 5000 sbarchi, un numero che non si
registrava dal 2016, e che corrisponde ad oltre il 60% in più rispetto allo stesso periodo del 2022.
Ma l’aspetto politico più inquietante della tragedia è sicuramente la polemica scoppiata a proposito delle responsabilità dell’Italia e delle forze preposte ai soccorsi in mare, in primis cosa ha impedito il salvataggio di queste persone che arrivano in condizioni di assoluto bisogno e precarietà per quanto riguarda la loro stessa sicurezza durante la traversata.
Le reazioni politiche
Sul banco degli imputati il ministro dell’Interno Piantedosi, accusato di non aver predisposto un piano di interventi teso al soccorso, ma un’azione di polizia, ovviamente finalizzata innanzitutto a scoraggiare gli sbarchi, coerentemente con la linea politica dell’esecutivo. Infatti abbiamo dovuto assistere al solito scaricabarile e balletto di responsabilità, stavolta grondante il sangue di tantissimi esseri umani, tra cui
anche molti bambini. A tutt’oggi le ricerche in mare continuano, Piantedosi accusa Frontex, quest’ultima attribuisce all’Italia ogni colpa, la Guardia costiera calabrese afferma che il mare era un po’ mosso ma l’imbarcazione non sembrava assolutamente in difficoltà; certo è che dalla sera del sabato 25 fino al giorno dopo una imbarcazione considerata supersicura anche in caso di burrasca è rimasta ferma, all’ancora nel
porto di Crotone, senza accorrere in soccorso dei poveri sventurati. Come se non bastasse, c’è stata una dichiarazione del ministro che non solo è suonata cinica nel tono e nelle modalità, ma ha praticamente attribuito la colpa della terribile sciagura ai genitori che avventatamente mettono i propri figli in mare pur conoscendo bene le condizioni precarie del viaggio. A molti questa osservazione di Piantedosi è sembrata
travalicare i limiti del consentito, oltreché cinica.
All’attacco le opposizioni, con la neoeletta segretaria del PD Schlein, che chiede le dimissioni del ministro dell’Interno (definendo le sue parole “disumane e inadeguate al ruolo ricoperto”); quest’ultimo da parte sua si lascia sfuggire anche un’altra “perla” : “Se andiamo a vedere morti e tragedie degli anni scorsi, in passato sono successi altri episodi simili”… Come se il fatto che tali sciagure siano già successe potesse diminuirne la devastante portata in termini di sofferenza.
Quel che è certo è che assisteremo alla solita passerella di vari politici che si recheranno a Crotone per la cerimonia funebre, col presidente Mattarella che ha già annunciato la sua presenza. Come di consueto infatti la classe politica non si lascia sfuggire facilmente un’occasione così ghiotta per farsi notare.
La posizione dell’Europa
Va anche detto però che l’Unione Europea molto raramente è andata oltre le sole parole quando si è trattato di assumersi le proprie responsabilità e venire incontro all’Italia, che per la propria conformazione geografica e vicinanza all’Africa è esposta al fenomeno dell’immigrazione più di ogni altra nazione del Vecchio Continente, basti pensare al recentissimo scontro tra la premier Meloni ed il presidente francese Macron in occasione di uno dei tanti sbarchi di migranti. Tante volte abbiamo sentito parlare di un’equa
redistribuzione dei profughi fra i vari stati, ma in concreto in rarissime occasioni alle parole son seguiti i fatti non appena si sia presentata una situazione di emergenza.
Le reazioni sui “social”
Sgomenti, molti cittadini italiani si chiedono che cosa siamo diventati; sui social network numerosi post (esclusi quelli di una, per fortuna, netta minoranza di persone che si rallegrano per ciò che è avvenuto) esprimono rabbia, dolore e orrore e nello stesso tempo si interrogano sulla fine di alcune caratteristiche che forse un tempo, come popolo, avevamo: l’umanità, la solidarietà e la civiltà.

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