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AUTONOMIA DIFFERENZIATA: COME CI SI E’ ARRIVATI E COSA COMPORTERA’

Calderoli si ripete dopo il “porcellum” o riesce nel difficile compito di partorire qualcosa di peggio?

Che tra il Nord e il Sud d’Italia non corresse buon sangue da decenni e decenni lo si sapeva, la Liga Veneta pretendeva addirittura la secessione dei territori al di là del Po da quelli più a mezzogiorno, poi la Lega di Salvini era riuscita a convincere anche dei meridionali riguardo alla bontà di alcune sue tesi, specialmente quelle riguardanti l’arrivo massiccio di immigrati in Italia, parlando alla pancia del Paese e strumentalizzando magistralmente la diffidenza verso il diverso, la paura di perdere dei “privilegi”, di vedere fagocitate le proprie tradizioni e culture da altre straniere. L’ascesa del Movimento 5 Stelle, la consapevolezza che la corruzione in Italia aveva toccato punte altissime di pervasività, inficiato le istituzioni ; la crisi economica che dal 2008 in poi aveva devastato interi settori dell’economia, spesso mostrandone il volto colluso con interi settori della criminalità organizzata; il referendum del 4 dicembre 2016, che vide una buona parte di cittadini rispondere in maniera compatta “no” allo stravolgimento della nostra Costituzione, hanno poi contribuito a frenare moltissimo quella spinta alla divisione di parti di un Paese già molto deficitario sul piano del senso di appartenenza ad una stessa comunità. La risposta del sistema all’inaspettata e quasi clamorosa vittoria dei 5 Stelle alle politiche del marzo 2018 gelò il sangue a chi aveva tutt’altra idea d’Italia, anche perché buona parte della classe politica pentastellata era di origini meridionali e portava avanti una visione unitaria di Paese ed un programma che prevedeva addirittura la riduzione del “gap” economico, sociale, sanitario etc tra Nord e Sud. . La controffensiva, partita immediatamente già all’indomani dell’esito del voto, prevedeva ed ottenne la “coabitazione” , nello stesso esecutivo, fra leghisti e Movimento, il quale oggettivamente fu molto limitato nella sua azione politica. Quel che è venuto dopo è sotto gli occhi di tutti: la destra, non solo leghista, fece di tutto per delegittimare la guida “grillina” della nazione e per avviare una riscossa della classe dirigente del Nord e degli interessi “settentrionali” rispetto agli altri. Adesso, a distanza di pochi anni da allora, la “ripresa” del “controllo” sistemico sulla nazione e la crescita dei consensi a destra non si sono fatti attendere e la coalizione di centrodestra ha potuto formare pochi mesi fa l’esecutivo e procedere all’agognata cancellazione di provvedimenti come il reddito di cittadinanza, che, secondo queste forze politiche ed in particolare quella di Salvini, era stato pensato prevalentemente, se non esclusivamente, a beneficio dei cittadini del Sud d’Italia. In questo contesto, alla Lega, che aveva aspettato tanto per farlo, non è sembrato vero di poter subito presentare in Consiglio dei ministri il ddl Calderoli, che rappresenta senz’altro il “premio” pattuito con gli altri partiti della coalizione per l’appoggio dato a livello elettorale; praticamente il risultato di un “do ut des”, il primo degli obiettivi che a ragion veduta essa aveva chiesto di attuare; infatti, nel bel mezzo di tantissime altre e ben più gravi emergenze del Belpaese, cosa ha chiesto quasi subito Salvini? La realizzazione dell’ “autonomia differenziata”, e l’ha ottenuta, secondo molti osservatori, abbastanza presto rispetto all’insediamento del governo della premier Meloni, la quale ha praticamente pagato dazio. Con buona pace del tanto sbandierato patriottismo “nazionalista”, già presente nel nome, di Fratelli d’Italia. Secondo la classe politica dirigente, i gruppi industriali e produttivi, ma anche buona parte dei cittadini del Nord, le regioni settentrionali producono più ricchezza di quelle meridionali, versano di più anche al Fisco, ma ricevono in cambio meno del contributo che offrono; notiamo, a margine di questa precisazione, che ciò è alla base del livore, del rancore alimentatosi nel tempo, del vero e proprio “razzismo” che tanti (non tutti per fortuna) abitanti del Nord nutrono verso i “terroni”; pare proprio che non sia vero, né provato da dati numerici, che il Mezzogiorno versi alla fiscalità statale emolumenti meno consistenti di quelli che provengono dal Nord del Paese, dal momento che, come tutti sanno, le categorie che sicuramente non evadono o evadono di meno il Fisco sono quelle degli impiegati statali e dei pensionati, molto più numerosi nelle regioni del Sud. Inoltre, è provato che da sempre noi riceviamo dalla macchina statale meno servizi e più scadenti di quelli riservati ai “fratelli” che protestano un trattamento a loro sfavore. L’altra motivazione che darebbe forza alle ragioni dell’autonomia si basa sul differente costo della vita, che, essendo, in genere, più alto al Nord, dovrebbe indurre all’istituzione delle cosiddette “gabbie salariali”, una cosa che, se realizzata, sarebbe assolutamente in contrasto con la Costituzione. In ogni caso, quello che ci preme sottolineare qui è che intanto il ddl è stato già criticato perché addirittura “scritto male”, un po’ come il provvedimento penale sui “rave-party”, carente anche proprio sul piano dei requisiti basilari di ogni progetto di legge. Non casualmente, la stesura del testo del ddl sull’”autonomia differenziata” è di un tale Calderoli, che ebbe a dire, qualche anno fa, a proposito della nuova legge elettorale da lui stesso pensata e scritta, che trattavasi di una “porcata” (da lì il nome di “porcellum” alla stessa).



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About Me

Sono Manuel M. Buccarella, giornalista pubblicista ed amante della musica. Questo blog nasce dalla combinazione delle due passioni per la musica, la ricerca e l’informazione.

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