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“Ultimo tango a Parigi “, il film capolavoro di Bernardo Bertolucci “riabilitato” nel 1987.

Il film era stato censurato e bandito dalle sale cinematografiche italiane.

Nel 1972 esce nelle sale cinematografiche italiane e mondiali il film di Bernardo Bertolucci “Ultimo tango a Parigi. Protagonisti sono gli immensi Marlon Brando e Maria Schneider.

La pellicola, che suscitò grande scalpore per le diverse scene di sesso, pur essendo un assoluto capolavoro non ebbe vita facile.

Vediamo uma rassegna delle controversie giudiziarie che coinvolsero l’opera in Italia, a cura di Wikipedia.

Il film causò in Italia un forte scandalo per le numerose scene di sesso, in particolare per una scena di sesso anale nella quale il personaggio di Brando sodomizza la Schneider dopo averle lubrificato il retto con del burro. La sequenza in cui Brando e la Schneider consumano il loro primo rapporto include otto secondi, che vennero censurati, nei quali la Schneider “sembra abbia un orgasmo”.

Il 30 dicembre 1972 il film fu sequestrato per “esasperato pansessualismo fine a se stesso”, e successivamente cominciò un iter giudiziario che portò il 2 febbraio 1973 a una sentenza d’assoluzione in primo grado; a seguito di ciò il film venne dissequestrato e proiettato nelle sale italiane e internazionali. Una prima condanna s’ebbe nel secondo processo d’appello (il primo, sempre con sentenza di condanna nel giugno del 1973, era stato annullato per un vizio di forma) il 20 novembre 1974, e il 29 gennaio 1976 la sentenza della Cassazione, condannò la pellicola alla distruzione; nella sentenza il produttore Alberto Grimaldi, il regista Bernardo Bertolucci – entrambi difesi dall’avvocato Francesco Gianniti – lo sceneggiatore Franco Arcalli e Marlon Brando vennero condannati a due mesi di prigione con la sospensione condizionale della pena. Furono salvate fortunosamente alcune copie che oggi sono conservate presso la Cineteca Nazionale, da conservare come corpo del reato. Per il regista ci fu una sentenza definitiva per offesa al comune senso del pudore, reato per il quale fu privato dei diritti politici per cinque anni e fu condannato a quattro mesi di reclusione con la sospesione condizionale della pena.

Nell’ottobre 1982 la pellicola fu proiettata a Roma durante la rassegna cinematografica Ladri di cinema: il fatto costò agli organizzatori una denuncia. Questi, però, furono assolti nel processo penale che li vide imputati, e l’opera non fu più considerata proibita. Con il trascorrere del tempo e l’evolversi dei criteri di giudizio, le scene considerate inaccettabili persero peso nelle valutazioni della critica e del pubblico, mentre emerse e assunse importanza la sostanziale drammaticità dell’opera. Nel 1987, a distanza di undici anni dalla condanna della Cassazione, la censura riabilitò il film, permettendone la distribuzione nelle sale (Bertolucci stesso ne aveva conservato clandestinamente una copia) e in seguito anche il passaggio in TV.

Sebbene la scena della violenza sessuale fosse prevista nella sceneggiaturaed entrambi gli attori avessero firmato un contratto[, non era specificato che tale violenza dovesse comprendere un rapporto anale simulato con l’uso del burro come lubrificante. Questa aggiunta al copione fu un’improvvisazione di Brando con la complicità di Bertolucci, il quale non disse niente all’attrice per avere una reazione più realistica. La Schneider ha dichiarato che potendo tornare indietro non avrebbe girato quella scena.



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About Me

Sono Manuel M. Buccarella, giornalista pubblicista ed amante della musica. Questo blog nasce dalla combinazione delle due passioni per la musica, la ricerca e l’informazione.

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