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Italia, grandi pericoli dalle politiche della Bce e dai vincoli di bilancio.

Secondo un recente sondaggio del Financial Times, l’ Italia sarà il Paese dell’Eurozona più esposto a una crisi del debito in seguito alle politiche di aumento del costo del danaro (aumento dei tassi) e di minor acquisto di obbligazioni, portate avanti dalla Bce. Tra gli economisti consultati dall’autorevole quotidiano economico-finanziario britannico, 9 su 10 hanno indicato l’Italia come il Paese dell’area Euro più a rischio per le politiche attuate dall’istituto di Francoforte guidato da Christine Lagarde.  Il Financial Times mette in guardia sul fatto che il debito pubblico italiano rimane uno dei più alti in Europa, a poco più del 145% del Pil. La scorsa settimana, tra l’altro, il rendimento del bond decennale ha superato il 4,6%, quasi il quadruplo rispetto ad un anno fa e il 2,1% sopra il rendimento equivalente dei titoli tedeschi. Francoforte inoltre ha annunciato ulteriori aumenti del tasso di riferimento, tanto che ci si attende, tra febbraio e marzo, un incremento fino al 3%. Anche se in misura più moderata, la Bce si sta accodando all’omologa statunitense, la Federal Reserve, nelle scelte di incremento sostanzioso del costo del denaro.

Una nuova austerity targata Bce

L’intenzione, evidente ma alquanto contraddittoria, è quella di incidere sul costo dei finanziamenti, soprattutto a quelli già in essere ed a tasso variabile, al fine di concentrare sul pagamento degli stessi, divenuti nel frattempo più onerosi nelle rate, i maggiori sforzi di imprese e famiglie, sì da ridurre le risorse disponibili per i consumi. Riducendo i consumi dovrebbe ridursi anche l’inflazione. Non si tiene però in considerazione come larga parte della fiammata inflazionistica sia dovuta all’aumento vertiginoso del costo della bolletta energetica e dei carburanti. Si tratta di una manovra che con ogni evidenza avrà conseguenze recessive. Insomma alla fine saranno soprattutto i ceti meno abbienti e le famiglie ad essere colpiti da queste nuove misure di austerità.

Nuovi, ma non proprio nuovi, vincoli di bilancio per l’Italia.

Dopo due anni di discussioni, all’inizio dello scorso novembre la Commissione Ue, presieduta da Ursula von der Leyen, ha presentato una proposta di revisione del Fiscal Compact, che a detta di tutti è un compromesso che non accontenta nessuno. In sintesi: i paesi con un debito/pil giudicato rischioso dalla Commissione Ue dovranno impegnarsi in un piano di rientro della durata di quattro anni, estendibile a sette anni se integrato da riforme e investimenti concordati con Bruxelles, così da ottenere nell’arco di dieci anni una discesa effettiva della curva del debito. I paesi Ue con debito di minore rischio, invece, avrebbero il vantaggio di tre anni in più per le manovre di rientro.

Ma l’obiettivo del rientro, qual è? rimane sempre il tetto del 60% nel rapporto debito/pil. L’unica vera novità è che l’obbligo di manovre annue, pari a un taglio di spesa del 5% per scendere al 60%, viene cancellata in quanto per applicarla, ucciderebbe l’economia invece di salvarla. Infatti, nessun paese Ue l’ha mai applicata. Tuttavia, se un paese devia dal piano di spesa concordato, se supera la soglia del 3% deficit/pil, oppure se non riesce a fare le riforme e gli investimenti per i quali si è impegnato, la Commissione Ue potrebbe infliggergli una sanzione finanziaria, la cui entità è ancora da definire (cfr. “Le nuove regole su deficit e debito proposte dall’Ue sono invise alla Germania, che però le aggira con falsi in bilancio” di Tino Oldani (Italia Oggi)).

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About Me

Sono Manuel M. Buccarella, giornalista pubblicista ed amante della musica. Questo blog nasce dalla combinazione delle due passioni per la musica, la ricerca e l’informazione.

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