Nel 1966 Luigi Tenco pubblica l’album “Tenco” con la casa discografica RCA Italiana. Il suo terzo lavoro, prodotto da Paolo Dossena, contiene diverse chicche del cantautore di scuola genovese, tra cui “Lontano lontano”, “Vedrai vedrai”, “Ognuno è libero”.
L’album contiene anche uno dei brani più noti di Tenco, Un giorno dopo l’altro, che verrà inserito nel doppio singolo a 45 giri “Se sapessi come fai/Un giorno dopo l’altro”. Introdotta da un arpeggio di chitarra che si ripropone fino alla fine, per tutti i tre minuti della canzone, esaltata dagli archi dell’ orchestra, “Un giorno dopo l’altro” può dirsi a buon motivo un capolavoro, sia nella costruzione melodica che nelle liriche, contraddistinte da malinconia e da una certa dose di pessimismo, ricorrenti nella poetica dell’ artista. Quel fischio nella seconda parte del brano, prima di riprendere a cantare, è un’invenzione semplice quanto geniale.
Il tema della canzone.
Il testo affronta il tema dell’abitudine e della noia spesso ad essa collegata, dei sogni infranti o comunque difficili da realizzare, tanto da essere sostituiti da una “perenne” speranza (“Un giorno dopo l’altro/La vita se ne va/Domani sarà un giorno uguale a ieri La nave ha già lasciato il porto/E dalla riva sembra un punto lontano… Un giorno dopo l’altro/La vita se ne va/
E la speranza ormai è un’abitudine”).
La canzone era la sigla della serie televisiva “Il Commissario Maigret” con Gino Cervi.
La vita e la morte.
Luigi Tenco ebbe una vita difficile: figlio illegittimo della madre, non fu mai riconosciuto dal padre, prendendo il cognome del marito della madre che, tuttavia, morì prima della sua nascita. La morte tragica a Sanremo nel 1967, a neanche 29 anni, dopo l’eliminazione al Festival di “Ciao, Amore ciao”, ufficialmente liquidata come un suicidio, secondo taluni fu invece un omicidio commesso dalla mafia di Marsiglia per questioni legate alla cantante Dalida, sua compagna d’amore e di professione, ed al suo consumo di stupefacenti.
Di lui ebbe a dire l’amico Fabrizio De André:«Il dato più certo che emergeva dalle canzoni di Luigi, soprattutto da quelle a sfondo sociale e, per chi lo conosceva bene, anche dal suo comportamento e dai suoi discorsi, era una sorta di orrore per l’ingiustizia: di solito però questo disgusto per l’ingiustizia, soprattutto sociale, era accompagnato da una ferma volontà di cambiare le cose e questo secondo dato, sicuramente positivo, era quello che lo faceva agire, scrivere canzoni, lo sollevava da un certo pessimismo di fondo, lo confortava di un certo ottimismo.»

Rispondi