Quest’ anno 2022 per gli amanti del jazz e della musica in generale è anche l’anno del pianista di Oxford Alexander Hawkins. Dopo l’eccellente lavoro dello scorso anno, «Togetherness Music. For Sixteen Musicians», Hawkins torna a un assetto più compatto, varando una formazione nuova di zecca. Il suo consolidato terzetto con Charles e Davis si allarga sino a ricomprendere i fiati di Hutchings, la chitarra di Fischer e le percussioni di Baker, che
danno peso e cifra alla musica del pianista. Nel nuovo lavoro, intitolato Break a Vase, vi è largo spazio per una musica matura e strutturata, nonostante sia destrutturata, mi sì scusi il gioco di parole, grazie all’improvvisazione ricorrente ma mai banale e fuori controllo. In questo disco ascoltiamo sovente dinamiche tipiche del free jazz, che sfociano anche, in alcuni momenti, in tonalità world music, grazie soprattutto al movimento delle percussioni. L’ intenzione dell’ autore come del suo gruppo è dunque quella di lasciare spazio ad una libertà di composizione, che esalta le qualità tecniche dei musicisti. Di questa dimensione offre un deciso indizio la scelta della citazione della frase del premio Nobel Derek Walcott: «Rompi un vaso, e l’amore che ricompone i frammenti è più forte di quell’amore che dava per scontata la sua simmetria quando era intero», che ispira persino la copertina. Ma anche il riferimento al canone inverso che dà nome al sestetto è abbastanza eloquente, e il ricorso a metodi contrappuntistici offre la chiave di gran parte della musica presente nell’album, con due trii di fatto ricomposti «a specchio» e pronti a modularsi in corso d’opera in assetti diversi. Stamped Down Or Shovelled, Chaplin In Slow Motion e Stride Rhyme Gospel sono i brani più adatti a descrivere il senso del disco.

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