In otto mesi l’Italia ha tagliato del 40% il ricorso al metano russo e ridotto di un miliardo di metri cubi il fabbisogno di gas, e tuttavia l’Italia è diventata anche un Paese esportatore di metano. Lo rileva il censimento mensile del ministero della Transizione ecologica aggiornato al 31 agosto. Il ministro Roberto Cingolani negli scorsi giorni aveva affermato: “Bisogna distinguere i timori economici-inflattivi per il costo dai timori sulle quantità di gas. In Italia in questo momento stiamo esportando. Oggi ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati”.
Un’ulteriore conferma viene dal Ministero dello Sviluppo economico, secondo cui da gennaio ad agosto 2022 l’Italia ha esportato 2,33 miliardi di metri cubi di gas contro i 689 milioni di metri cubi, triplicando dunque le quantità che aveva esportato nello stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre tra Natale e Capodanno del 2021, due mesi prima dell’invasione dell’Ucraina, le aziende energetiche italiane avevano venduto più o meno ininterrottamente partite di gas naturale sia verso la Svizzera (e da qui verso Germania e Olanda), sia verso la Francia. Invece ci è stato detto da più parti che l’Italia è importatrice netta di gas, dal momento che ufficialmente la produzione nazionale non soddisfa più del 3-4% del fabbisogno.
A Natale del 2021, grazie ad un autunno/inverno più miti, il prezzo sul mercato nel nostro Paese è stato più basso rispetto ai prezzi nel resto d’Europa. Questo grazie al fatto che gli stoccaggi, i depositi di gas, sono stati ancora poco utilizzati non avendo fatto particolarmente freddo e grazie all’entrata in esercizio nel corso del 2021 del Tap, il gasdotto che ha portato in Europa quasi 8 miliardi di metri cubi nel corso del 2021 dall’ Azerbaijan, di cui 6,8 miliardi in Italia.
Secondo quanto reso noto dal gestore della rete nazionale del gas, la Snam (gruppo Eni) al punto di ingresso del Tarvisio, da dove passa il metano fornito dalla società russa Gazprom, a fine settembre sono arrivati 40 milioni di gas (25 + 15) e, di questi, 30 (18 + 12) sono stati quasi immediatamente rivenduti all’estero. In Italia al momento c’è un’abbondanza di gas, sia per gli stoccaggi quasi pieni,al 90 percento secondo il Ministero della Transizione Ecologica, sia per i risparmi dovuti alle temperature miti.
La situazione che stanno vivendo famiglie ed imprese italiane con il caro bollette è dovuta non solo alla speculazione sul mercato del gas al Tff di Amsterdam, ma anche alle manovre poste in essere da imprese come Snam ed Eni, che hanno una significativa partecipazione pubblica, tramite Cassa Depositi e Prestiti. Sta anche in questo la formazione degli extraprofitti accumulati dalle aziende fornitrici di gas sul mercato italiano, che il governo Draghi ha maldestramente toccato. La privatizzazione dell’Eni e la comparsa di altri competitors sul mercato dell’energia ha di fatto privato nel tempo la collettività di tutele prima accordate anche dal controllo pubblico. Il resto l’ha fatto la speculazione, con i derivati creati per speculare su di una commodity, materia prima fondamentale come il gas.

Roberto Cingolani
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