Il 5 agosto l’ensemble londinese dei Kokoroko ha pubblicato il primo album, Could We Be More. Il disco viene dopo sette singoli con cui il gruppo, che parte dall’afrobeat per sposare sonorità jazz, ha realizzato musica suonata con uno stile talmente personale da affascinare le platee in Europa e negli Stati Uniti.
Si tratta di otto ragazzi per metà con origini africane e per l’altra metà con radici caraibiche, Ghana, Nigeria, St. Vincent, Barbados: il risultato è una miscela a metà strada tra afrobeat e highlife, reggae e nuovo jazz. Gli ottoni (fiati), sono composti di sole donne, il che costituisce una rarità rispetto alla tradizione africana, in particolare di quella afrobeat dalla quale partono i ragazzi di Londra.
Lo spettro sonoro all’interno del quale si muove il collettivo è il black jazz contemporaneo miscelato con elegante afrobeat, musica caraibica e tanto retaggio soul.
Loro punti di riferimento sono Fela Kuti e Sunny Adé ma anche il funk degli anni ’70. Vi si rintracciano anche reminiscenze alla Stevie Wonder o alla Marvin Gaye.
Ascoltiamo dall’ultimo album il bellissimo “Tojo”, un elegante mix di musica funky soul, afrobeat e jazz, grazie soprattutto al lavoro dei fiati, con alcune sfumature tipo Art of Noise. Si odono anche alcune similitudini con il Marvin Gaye di “What’s Going On”.
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